Emme Rossa

 

Il sacrificio delle donne fasciste

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Prendiamo in esame solo alcuni degli episodi di cui furono vittime le donne fasciste e durante la guerra civile ed al termine di questa. Molti altri fatti vengono elencati nel libro “Guerra civile nel modenese”.

Sommario

   I primi mesi del’44 : (Tosi Valeria,  Morselli Mirka, Martini Aldina, Barbieri Anna, Bondi Ornella)

   Gli ultimi mesi del ’44 :(Balestri Irma, Morandi Onelia, Bellini Maria,  Sala Aqulina)

   Casa Rossa a Carpi - Famiglia PallottiMaini Evalda, Gozzi Ines

   Le Ausiliarie  : Benelli Bianca, Zannini Luisa, Nivet Maria Grazia e le famiglie Martinenghi e Bertoli

   Ancora vittime innocenti :(Pironi Iolanda, Botti Carmen, Montanari Ada, Catellani Gina, Bacchi Anna Maria)

   Aprile 1945 : Cattabriga Prima, Cattabriga Paolina, Castellazzi Bianca, Castellazzi Maria (Cavezzo), Stefanini Irma 

   Maggio 1945  : Forlani Barbara, Vandini Ernesta, Eccidio di Mirandola, Tangerini Erminia e Maria

       

I Primi  mesi del 1944

 

MARTEDI 29 FEBBRAIO 1944

 In città, presso il Caffè del Popolo, in Via Canalino, luogo di raduno di militi della GNR, viene fatta esplodere una bomba che provoca sette feriti, due dei quali moriranno in seguito, mentre rimaneva uccisa sul colpo la giovanissima figlia del proprietario del locale, di sedici anni:

TOSI VALERIA.(29) (vedi fotografia)

Altri attentati alle sedi ferroviarie vengono effettuati da gruppuscoli partigiani: vengono fatte saltare rotaie nei tratti della ferrovia Milano-Bologna, alla Crocetta e sul tratto Modena-Rubiera, mentre in Provincia un ordigno faceva saltare il binario della ferrovia Casalecchio-Vignola. Le Ferrovie provinciali subiranno danni sulla Modena-Mirandola presso Albareto, sulla Modena-Vignola in contrada San Lorenzo e sulla Modena-Sassuolo in località San Martino.(30)

In montagna, a Montefiorino, le bande partigiane provvedevano all'autofinanziamento con varie azioni: facevano irruzione nell'ufficio postale di Farneta derubando il danaro che si trovava in cassa; prelevavano dal negozio di tale Bertelli Maria a La Verna, chiodi per calzature, conserve, salumi e altri generi alimentari; anche nel negozio di tale Salvatori Sisto a Palagano venivano prelevati generi alimentari, così come al calzolaio Bonacorsi Filippo al quale venivano "prelevate" notevoli quantità di cuoio.(31)

 GIOVEDI 6 APRILE 1944

 A Monfestino di Serramazzoni, la maestra di ventidue anni:

MORSELLI MIRKA(3), (vedi fotografia)

vigilatrice della colonia montana di quella località, si trovava con un Ufficiale tedesco; mentre passeggiava per il paese venne falciata, assieme al militare, da una raffica di mitra sparata da una pattuglia partigiana.(4)

Un gruppo di partigiani, comandati dal futuro Sindaco di Pavullo, entra nottetempo nel posto di guardia dell’aeroporto frignanese che era sorvegliato da alcuni militi e da due carabinieri. Immobilizzati i soldati, i partigiani si impadroniscono di alcune mitragliatrici che si trovavano nell'officina, e di parecchie munizioni.(5)

 DOMENICA 4 GIUGNO 1944

 I partigiani si scatenano ancor più nella caccia al fascista e l'euforia che è loro data dalle notizie che arrivano dal fronte permette di lanciarsi in "ardite azioni di guerra" come quella che vedremo a seguire e dove vi trovarono la morte due anziani coniugi di Gombola di Montefiorino:

MARTINI ERCOLE,(4)

MARTINI GUALTIERI ALDINA.(5)

Così è raccontato l'episodio dalla storiografia antifascista:

 "Alle ore 3, in frazione Gusciola del Comune di Montefiorino, un gruppo di ribelli armati, aggrediva l'abitazione del fascista Martini Ercole d’anni sessantacinque, il quale animosamente apriva il fuoco per difendersi. I ribelli incendiarono allora la casa nelle cui rovine scompariva la moglie del Martini, Martini Gualtieri Aldina, mentre questi riusciva a fuggire. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il Martini in preda a crisi nervosa, veniva rintracciato dai ribelli in una vicina casa colonica e catturato dagli stessi, che si allontanavano con lui per ignota destinazione, depredandolo anche di due vacche".(6)

 Naturalmente per il poveretto non vi fu via di scampo e venne immediatamente trucidato dai partigiani.

 MERCOLEDI 23 AGOSTO 1944

 A Levizzano di Castelvetro viene prelevata da elementi partigiani la sarta, iscritta al Partito Fascista Repubblicano:

BARBIERI ANNA.(39)

Di lei non si seppe più nulla per alcuni mesi, poi la sua salma venne recuperata nelle campagne della zona a guerra ultimata.

 VENERDI 25 AGOSTO 1944

 A Fanano vengono fucilati dai partigiani due fascisti di quelle contrade:

la maestra elementare di ventisei anni:

BONDI ORNELLA,(40)

ed il milite della GNR di ventotto anni:

ANDREONI GUERINO.(41)

A Pavullo, cinque partigiani arrestati dai tedeschi, vengono fucilati.(42)

 

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Gli ultimi mesi del 1944

DOMENICA 19 NOVEMBRE 1944

 A Cavezzo avvengono due spietate esecuzioni partigiane nei confronti di una giovane donna e del Dott.:

BENATTI ENRICO.(55)

Così viene raccontata, in una testimonianza coeva, questa "esecuzione":

 "Il povero Dott. Benatti, come il Padre del Pascoli ne "La cavallina storna", rincasava di sera dopo il solito giro dei suoi malati, a bordo di un calesse con il mantice alzato, trainato da un cavallo. Ad un chilometro da casa una sventagliata di mitra sparatagli da dietro lo fulminò e ferì al collo il cavallo che, spaventato, al galoppo corse a casa sino a fermarsi davanti alla porta dello studio del suo padrone. Venne fatta circolare la voce che fosse stato un fascista del luogo, ma tali accuse vennero fatte cadere. Sembra invece che il Benatti, non fascista repubblicano ed anche prima tiepido fascista, uomo integerrimo, non abbia voluto dare ai partigiani il formaggio del caseificio di cui era presidente, dicendo : "Io non sono padrone ma solo consegnatario: se verrete di notte  a rubarlo. io non potrò che constatare l'accaduto e tacere, ma io regalare della roba non mia, mai."(56)

 La giovane donna uccisa si chiamava:

BALESTRI IRMA.(57)

Anche questo assassinio viene raccontata nella testimonianza sopracitata:

 "Scompare la giovinetta Balestri Irma, senza una ragione plausibile, a meno che non fosse vera la voce che circolava allora e ben più oggi (1948 - data dell'estensione della testimonianza) che la ragazza essendo molto procace, fosse stata presa per allietare gli ozi dei partigiani. Voci dicono che venne tenuta per otto giorni in chiuso da maiali, per poterla "usare"; poi fù orrendamente seviziata ed uccisa."(58)

 MERCOLEDI 22 NOVEMBRE 1944

 Imboscata partigiana a Modena, in Via Luosi; vengono barbaramente trucidati un uomo ed una donna di quarantuno e trentasei anni:

PONZONI MARIO,(81)

MORANDI ONELIA.(82)

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 SABATO 16 DICEMBRE 1944

 In moltissime pubblicazioni della storiografia resistenziale si dà ampio spazio alla partecipazione del clero alla resistenza e vengono elencati, con dovizia di particolari, i sacerdoti che lasciarono la loro vita nella guerra civile colpiti dal piombo  tedesco o fascista. Molto raramente, o quasi mai, troviamo citati i sacerdoti che vennero "giustiziati" dalle bande partigiane comuniste come nel caso che vi presentiamo.

A Castellino delle Formiche, una piccola frazione di Guiglia, vengono prelevati e poi soppressi da elementi partigiani un parroco e la sua domestica:

DON ERNESTO TALE',(45)

BELLINI MARIA.(46)

Come testimonianza riportiamo uno scritto tratto da fonte d’ispirazione cattolica:

 "Una notte vennero a chiamare il parroco. Giù a "La Riva" in fondo al fiume proprio sotto i "Sassi", c'era un ferito da assistere. Il solito tranello. Si alzò e chiese al contadino che lo accompagnasse. Ma quello si rifiutò. Decise allora di andare da solo. "Non si fidi" gli disse la sorellastra Maria. "Debbo andare" rispose; si tratta di un moribondo. Ma quella lo seguì sperando che la sua presenza l'avrebbe aiutato.....Arrivati che furono, ecco la sorpresa. Spinti tutti e due dentro una porta, si istituì lì per lì, un simulacro di processo contro il povero vecchio prete. Lo accusavano di spionaggio. Poi senza porre tempo in mezzo li accoltellarono tutti e due. Uscirono e, improvvisata una buca li trascinarono fuori. Ma mentre la donna non dava più segni di vita, il prete si lamentava ancora. Allora uno riprese in mano la zappa e gli diede due colpi sulla testa. Poi li seppellirono."(47)

 E a proposito di questo episodio, nel diario del Parroco di Montecreto si ricorda che la popolazione della zona, in quel periodo, era costretta a subire le vessazioni di una compagnia di comunisti ignoranti.(48)

 DOMENICA 17 DICEMBRE 1944

 Intanto nelle zone della bassa modenese continua spietata la sanguinosa guerra civile. A Cavezzo due fratelli vengono trucidati assieme alla loro madre; si trattava del milite della GNR:

SALA VINCENZO,(50)

di trenta anni, e del fratello di ventitré anni:

SALA LIBERO,(51)

assieme a loro venne uccisa la madre di cinquantasei anni:

SALA ZERBINI AQUILINA.(52)

Così viene visto lo sterminio di questa famiglia da una testimonianza coeva:

 "La famiglia Sala abita all'Uccivello, frazione di Cavezzo; gente tranquilla, buona, estranea alla politica. Composta dalla madre, vedova di cinquantasei anni, dalla figlia sposata a Cavezzo e di due maschi; uno assicuratore, abita a Mirandola, l'altro ventenne accudisce la madre al lavoro dei campi. Un pomeriggio si presenta un giovane che chiede del fratello maggiore; alla madre ed alla figlia appare subito evidente che si trovano di fronte ad un partigiano, di fronte alle precise richieste del giovane, la figlia di sua iniziativa scivola fuori di casa inosservata e corre a Cavezzo ad avvisare del fatto il cognato, vice capo delle BB.NN. Subito questi con due commilitoni accorre sul luogo; ne nasce un conflitto  in cui il partigiano rimane ucciso, ma anche il vice-capo riporta una grave ferita che in capo a pochi giorni lo porta a morte.

La Domenica successiva, alcuni partigiani in bicicletta, tra i quali una donna, fanno irruzione in casa Sala e vi sorprendono la madre con il figlio maggiore; senza preamboli ingiungono loro di seguirli: i disgraziati intimoriti e non sospettando quello che li attendeva si avviano verso San Martino Secchia. Per somma sventura poco lontano da casa s'incontrano con l'altro figlio che stava ritornando a casa dopo aver passato la notte al lavoro obbligatorio per i tedeschi. Incontrando madre e fratello, naturalmente chiese dove stessero andando, a questo punto i partigiani prelevano anche lui. Sempre in gruppo arrivano, per la strada Canalazzo al gruppo di case prima dell'argine del Secchia. Si fermano e sospingono i tre disgraziati sul bordo della strada con le spalle rivolte al profondo canale che la fiancheggia. Il capo del gruppo inizia una concione- processo accusando gli sventurati di aver fatto uccidere un partigiano; i poveretti negano ogni addebito, ma tutto è inutile nè vale il pianto della vecchia madre, il partigiano li condanna a morire subito. I mitra vengono puntati ed una nutrita scarica li fulmina, i poveretti rotolano nel canale dibattendosi, negli ultimi aneliti di vita, nella poca acqua che copre il fondo. Vi è chi afferma che uno dei disgraziati fosse rimasto sulla riva, ma che un partigiano con una pedata lo abbia gettato giù. I tre sono rimasti due giorni semisommersi dall'acqua del canale, finché non vennero avvisate le autorità di Cavezzo che provvidero a rimuovere i cadaveri."(53)

  

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Casa Rossa a Carpi e Famiglia Pallotti a San Damaso

 LUNEDI 8 GENNAIO 1945

A Carpi, in Viale Carducci, in un casolare denominato "casa rossa" abita una famiglia di contadini, composta da un solo uomo e da tante donne. La più giovane è fidanzata con un fascista repubblicano. Tanto bastava per essere tacciati, tutti, come spie fasciste e quindi da eliminare. I partigiani, in folto gruppo e ben armati, invasero la casa di notte quando erano tutti a letto. Le povere vittime vennero portate al pianterreno e falciate a raffiche di mitra. In questo massacro rimasero vittime della violenza:

MORANDI VIRGINIA(12)

di anni sessantadue;

GATTI DOMENICA(13),

di settantasei anni;

SACCHI ANNAMARIA(14),

di ventuno anni;

POLI MARIA(15)

di venti anni;

MARTINELLI SECONDO(16)

di sessantasette anni;

VINCENZI CITA(17),

di ottanta anni;

quest'ultima signora anziana venne finita nel suo letto con un colpo in bocca, in quanto era paralitica.(18)

 MARTEDI 9 GENNAIO 1945

 A San Damaso viene sterminata un’intera famiglia, quella del veterinario:

PALLOTTI CARLO(19) di quarantasette anni, ucciso assieme alla moglie ed ai giovani figli:

PALLOTTI BERTOLACELLI MARIA(20),

PALLOTTI LUCIANO(21), di quindici anni,

PALLOTTI MARIA(22) di dodici anni.

 Vedi i particolari nel capitolo a parte

 

SABATO 20 GENNAIO 1945

 Sempre a Gargallo, in quella tormentata zona del Carpigiano, dove si avvicendavano uccisioni quasi quotidiane, viene violentemente soppressa la giovane ventunenne:

MAINI EVALDA.(37)

Di questo orrendo delitto riportiamo parte del racconto fatto da un giornalista nell'immediato dopoguerra, in un articolo che aveva per titolo:

" I processi ai profittatori della resistenza - Atroci violenze a donne innocenti nei piccoli paesi della bassa modenese." Assieme ad altri episodi analoghi, si racconta anche la brutale violenza commessa su questa giovane donna:

 "Alcuni mesi fa a Gargallo di Carpi, in un fondo del mezzadro Stermieri, è stato riesumato l'ennesimo cadavere. Si trattava ormai soltanto di uno scheletro. Nella fossa c'erano tracce di abiti. Il corpo era stato sepolto completamente nudo. C'erano soltanto, nella fossa, due scarpe da donna e due orecchini. Il mezzadro allora si è ricordato di una vecchia storia. La sera del 20 Gennaio 1945 egli vide vicino alla casa un giovane che trascinava una ragazza tenendola saldamente per un braccio. La ragazza piangeva e puntava i piedi. Il contadino per prudenza, tirò via; venne poi un altro individuo armato che ordinò al contadino di abbandonare immediatamente la casa. Il contadino non se lo fece dire due volte. Insieme a tutta la famiglia andò a rifugiarsi presso un fratello che abitava a qualche chilometro. Quando ritornò a casa il giorno dopo non trovò più nessuno. Ma nelle stanze c'erano i segni di una baldoria notturna. Non è difficile immaginare ora ciò che accadde quella notte nella casa colonica. I due o più individui sconosciuti si ubriacarono con il vino dei contadini, poi usarono violenza alla ragazza prelevata poche ore prima poi la uccisero e la seppellirono nuda dove adesso è stato ritrovato il cadavere. Sembra che la ragazza fosse certa Maini Evalda che allora aveva ventuno anni ed abitava a Gargallo... Bastava che una donna fosse figlia o sorella o fidanzata di un fascista e spesso non occorreva nemmeno tanto; la donna veniva prelevata, con la minaccia delle armi, strappata dal letto, trascinata via seminuda portata in mezzo a un campo, o in una stalla, sottoposta ad ogni sorta di oltraggi e poi uccisa con una raffica di mitra e sepolta nuda lungo un filare."(38)

 DOMENICA 21 GENNAIO 1945

 A Castelnuovo Rangone vengono prelevati dalle loro abitazioni ed uccisi dai partigiani, padre e figlia, il primo di cinquantadue anni la seconda di ventitré anni:

GOZZI GIUSEPPE(39),

GOZZI INES(40).

Ines è una laureanda in legge(41), ed è sfollata a Castelnuovo Rangone con la famiglia, proveniente da Modena; la giovane trova un lavoro come interprete presso il Comando tedesco del posto. Si prodigò per la popolazione in tante circostanze e, quando nel Novembre del 1944 vennero uccisi due soldati tedeschi, con il suo intervento, riuscì ad evitare una spietata rappresaglia, che i tedeschi volevano mettere in atto attraverso la fucilazione di numerosi ostaggi e con l'incendio di molte case del paese. Per questo suo intervento venne soprannominata: "la salvatrice" Era fidanzata con un Ufficiale fascista. Venne prelevata nel pomeriggio assieme al padre e portata in aperta campagna, dove venne violentata sotto gli occhi del genitore. Poi i due vennero finiti con un colpo di pistola alla nuca ed i cadaveri gettati in un pozzo nero. I responsabili del duplice delitto, a guerra finita, identificati, vennero assolti per aver compiuto un azione di guerra. Ma vediamo come la storiografia partigiana racconta questa "azione di guerra":

 "Azioni militari compiute dai Gap - Nella sera gappisti della 5° zona arrestarono Gozzi Giuseppe e Gozzi Ines, spie appartenenti al partito fascista: dopo regolare interrogatorio(!) dal quale si aveva conferma della loro attività fascista, venivano giustiziati, mediante sentenza decretata dalla sezione della 5° zona del Tribunale della 65° Brigata."(42) 

 Di questi pseudo processi, in tutta la storiografia partigiana, che tanto si prodiga a ricercare documenti e testimonianze, non se ne trova mai traccia. né degli uni né delle altre.

  

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Le Ausiliarie

 SABATO 17 FEBBRAIO 1945

 A Modena vengono date per disperse, poiché niente è più stato trovato dei loro corpi, due giovanissime ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana,  si trattava di:

BENELLI BIANCA(36),   (vedi foto)

ZANNINI LUISA(37).     (vedi foto)

 LUNEDI 5 MARZO 1945

 Per i terroristi rossi è sufficiente essere semplicemente imparentati con chi è contrario all'ideologia comunista per entrare nella logica della rappresaglia. A Cavezzo, la figlia di un fascista, una giovane di diciotto anni che non si era mai interessata di politica, è prelevata e brutalmente assassinata dai partigiani, si trattava di:

NIVET MARIA GRAZIA.(15)

 "Viene prelevata, e scompare, la figlia diciottenne del Legionario fiumano Armando Nivet....si dice, per punire il padre. Vi era già stato un tentativo di prendere l'uomo, ma aveva fatto resistenza ed essendo tornato armato sparò senza colpire nessuno. Evidentemente la figlia era più facile preda. In quella occasione poco mancò che non subissero la stessa sorte tutti e tre i figli del Nivet. La ragazza fu violentata, seviziata e ferocemente strozzata.(16)"

 Dopo la "liberazione", il doppiogiochista Germal Geminiani, podestà di Cavezzo durante tutto il periodo della RSI e contemporaneamente legato ai partigiani, trovandosi nella casa dell'estensore della testimonianza soprariportata, assieme ad altri partigiani per estorcere del denaro, raccontò che la figlia del Nivet venne uccisa dai partigiani, ed uno di questi presente al colloquio, così precisò il fatto:

 "L'avevamo presa, ma l'automobilista che doveva portarla in campo di concentramento in montagna era già partito; non sapevamo che fare....allora l'abbiamo uccisa."(17)

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 SABATO 24 MARZO 1945

 A Castelnuovo Rangone i partigiani prelevano una intera famiglia di Milano, sfollata in quella località e la fanno letteralmente sparire: le loro salme verranno poi recuperate a Spilamberto il 21 febbraio 1946, si trattava della famiglia di:

MARTINENGHI MARCO(87),

MARTINENGHI BORGHI BIANCA(88),

MARTINENGHI ISABELLA(89).

Un altra coppia di coniugi viene fatta scomparire in quelle zone: sempre a Castelnuovo Rangone ,

BERTOLI ALDO(90),

BERTOLI CASOLI CIPRIANA(91),

vengono, come di solito sono abituati ad operare i partigiani, prelevati dalla loro abitazione e fatti scomparire. Anche in questo caso le salme verranno recuperate nella zona di Spilamberto il 26 Febbraio 1946.

  

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Ancora vittime innocenti

 VENERDI 30 MARZO 1945

 A Carpi viene barbaramente trucidata la giovane di diciotto anni:

PIRONDI IOLANDA(113)

Era una delle più belle ragazze della zona e non si era mai interessata di politica; respinge le proposte di un partigiano comunista che si vendica accusandola di essere una spia fascista. Viene prelevata da un gruppo di partigiani e portata in un campo nelle vicinanze di Gargallo, dove viene violentata e poi uccisa con un colpo alla nuca. Gli assassini al termine della guerra, identificati, vennero assolti per aver compiuto una azione di guerra.  

 SABATO 31 MARZO 1945

 A Campogalliano viene ucciso l'agente di PS

LOSCHI ILDEBRANDO(122)

assieme a questo resta uccisa la giovane :

BOTTI CARMEN.(123)

Questo fatto viene narrato in un giornale dell'immediato dopoguerra in un articolo così titolato:

 "Atroci violenze a donne innocenti nei piccoli paesi della bassa modenese".

 Riportiamo la parte relativa alla uccisione della giovane ragazza sopracitata:

 " La signorina Carmen Botti aveva 22 anni. Passeggiava un pomeriggio del Marzo 1945 lungo un sentiero campestre di Campogalliano, dove era sfollata, in compagnia di un giovanotto che le faceva la corte . Il giovane era un agente di PS. La coppia fu fermata da alcuni individui armati. L'agente fu ucciso subito. La ragazza fu portata in una casa colonica, chiusa in una stanza, tenuta prigioniera per più di una settimana. Durante quel periodo moltissimi partigiani dislocati in quella zona si recarono a turno nella casa colonica e sempre con la minaccia delle armi approfittarono della ragazza. A lungo andare però la situazione divenne insostenibile e un pomeriggio la Botti fu uccisa.

Per questo episodio sono state arrestate quattro persone fra cui il segretario dell'Anpi di Campogalliano. Il cadavere della Botti è stato recentemente riesumato in un campo dietro indicazione degli stessi uccisori. Nella medesima fossa c'erano i resti di uno sconosciuto. La polizia ha stabilito che si trattava di un mendicante.

Mentre gli uccisori della Botti scavavano la fossa in un campo, passò lungo la carreggiata un mendicante ignaro, che augurò la buona sera. Gli uccisori temendo che il vagabondo avesse visto il cadavere della donna riverso sulla scolina, lo rincorsero, gli spararono due colpi nella schiena e quindi trascinarono anche lui nella fossa.(124)

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   DOMENICA 5 APRILE 1945

    A Ravarino viene uccisa tale:

  MONTANARI ADA.(24)

  A Villa Freto, un altra donna, presunta fascista, viene fatta scomparire:

  CATELLANI GINA(25)

  Le cronache dell'immediato dopoguerra così descrivevano il rinvenimento del cadavere di questa poveretta:

    "In un fondo denominato San Carlo. sito nella zona di San Geminiano durante lavori di sterro sono venuti alla luce resti di un cadavere, successivamente identificato per quello della quarantasettenne Gina Catellani già residente a Modena in Via Emilia Ovest 529. La Catellani nella prima decade dell'aprile del 1945 era stata prelevata nottetempo da alcuni partigiani e trasportata con un automezzo nel podere San Carlo. La stessa Catellani veniva quindi uccisa con un colpo di rivoltella alla nuca ed infine seppellita perché indiziata di appartenere al Fascio Repubblicano. Sul luogo del ritrovamento dei pietosi resti si sono recati i Carabinieri della Stazione di Villa Freto ed il sostituto procuratore. Quest’ultimo al termine della constatazione di legge ha ordinato la rimozione del cadavere ed il definitivo seppellimento in luogo consacrato.”(26)

    VENERDI 6 APRILE 1945

    A Fiumalbo resta ucciso in questo giorno il marò della Divisione San Marco di ventuno anni:

  BAVAIERA ALFONSO.(27)

  A Modena, una bella e giovane ragazza, la laureanda in medicina di ventisei anni:

  BACCHI ANNA MARIA (28)  (Vedi fotografia)

  viene avvicinata da tre individui che la informano che il fratello Gianfranco, Ufficiale della G.N.R. è rimasto gravemente ferito in uno scontro con i partigiani e, degente all'Ospedale di Modena avrebbe voluto parlarle. Era una trappola ma la ragazza non dubitò un attimo e seguì i tre. Da quel momento scomparve. Da notare che la ragazza non aveva mai avuto particolari interessi per la politica. Il suo cadavere venne trovato solamente due anni dopo in un campo di Villa Freto. Le indagini svolte nel dopoguerra portarono alla scoperta degli assassini: si trattava di partigiani comunisti che al processo si difesero dicendo di aver ricevuto l'ordine dal loro Comandante, il partigiano "Luigi", il quale si scagionò sostenendo anch'esso di aver ricevuto l'ordine da altri suoi capi.

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Aprile 1945

 VENERDI 6 APRILE 1945

    A Cavezzo, zona dove si sono verificate una serie di atrocità incredibili, vengono uccise due donne, madre e figlia; di trentotto anni la prima, di diciotto anni la seconda:

  CATTABRIGA STEFANINI PRIMA,(34)

  CATTABRIGA PAOLINA.(35)

  Presumibilmente è la stessa banda di partigiani che due giorni dopo uccideranno i fratelli Morselli. Si recarono dunque a Motta di Cavezzo per prelevare la giovane ragazza, ma la madre si mise ad urlare e ad implorare perchè non le portassero via la figlia; prelevarono anche la madre. Furono entrambe trascinate sull'argine del Secchia, spogliate completamente e, una accanto all'altra, violentate, poi uccise e sepolte in un qualche modo. Le vittime erano di umili condizioni e non si erano mai interessate di politica.(36)

A Pievepelago restava vittima della violenza la levatrice

STEFANINI IRMA(36bis)  

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 MARTEDÌ 24 APRILE 1945

A Cavezzo, dove abbiamo già visto effettuarsi una serie di raccapriccianti esecuzioni sommarie, viene sterminata una intera famiglia di tre persone; il capofamiglia di cinquantasei anni:

CASTELLAZZI VINCENZO,(59)

la moglie di cinquantaquattro anni:

CASTELLAZZI REBECCHI BIANCA,(60)

e la loro figlia di ventitré anni:

CASTELLAZZI MARIA.(61) (vedi fotografia)

Così viene descritto il fatto in una testimonianza coeva:

“La maestra Bianca Rebecchi Castellazzi, di Disvetro, scompare con la figlia ed il marito: si dice fosse accusata di aver rivelato il rifugio dei Benatti (partigiani uccisi dai fascisti nei giorni precedenti la liberazione) alle Brigate Nere; ma che in verità fosse completamente falso; certo è che i tre disgraziati furono ferocemente soppressi e nel loro appartamento si allogò uno dei tre assassini. Se anche, per ipotesi, la maestra fosse stata colpevole, quale colpa avevano gli altri familiari? Un testimone del loro supplizio raccontò che prima venne violentata, poi seviziata ed uccisa la figlia in presenza dei genitori; poi tocco alla madre subire lo stesso trattamento, indi finirono lo sventurato padre.” (62)

 25 APRILE 1945

 A Bastiglia, i partigiani prelevano dalla loro abitazione, per portarli nelle carceri del paese, dove vengono seviziati ed uccisi, marito e moglie:

MELLONI GUALTIERI CARMELA,(79)

MELLONI ALFREDO.(80)

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 Maggio 1945  

 DOMENICA 6 MAGGIO 1945

A Rosasco, in Provincia di Parma, assieme ad altre ragazze, viene fucilata dai partigiani, l'ausiliaria di Castelfranco Emilia:

FORLANI BARBARA,(16) (vedi fotografia)

aveva venticinque anni. Barbara era una giovane maestra; frequentò il corso per le ausiliarie volontarie della RSI anche contro il volere dei genitori, per essere fedele ai suoi ideali di Patria e per assistere i combattenti; dalle sue parole s’intuisce tutto il travaglio di questa giovane donna che, consapevole della sorte che l'aspettava, non ha avuto tentennamenti della scelta compiuta.

Questa fu l'ultima lettera che scrisse a casa:

 "mamma carissima, ieri ho avuto due vostre lettere. Sono stata veramente contenta di avere vostre notizie così recenti e dubito quando potrò averne ancora, perchè i nostri cari "ribellucci" da alcuni giorni fanno saltare il trenino che arriva a metà strada, da noi  e compiono scorribande. Anche questa volta, mamma,  hai voluto essere pungente nelle tue parole, ma io ora ti faccio una domanda: cosa devo fare per meritare il tuo perdono? io credo che riuscirei ad ottenerlo solo a questa condizione: venire a casa! E' così? Sappi mamma, che prima di intraprendere questo cammino ho molto, dico molto pensato e discusso da sola nelle notti insonni nella mia camera. Quanti quesiti mi sono posta. Risolvendoli sempre per la grande fede e l'amore che porto per tè e per la mia cara Patria, con una sola soluzione: partire! La morte non mi spaventa, come mai mi ha spaventata. Non la temo. Le vado incontro giorno per giorno, ora per ora. L'unico mio rammarico sarebbe il trapasso senza il tuo perdono. Sia fatta, mamma, la tua volontà. Non ti chiederò più nulla. Me ne starò sola con le mie montagne. Confiderò loro, che sono più vicine al Giudice Supremo, le mie angosce, i miei dolori i miei crucci. Rina.(17)  

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 A Castelvetro vengono soppressi due fratelli di sentimenti fascisti: si trattava della Signora:

VANDINI ERNESTA,(25) (vedi fotografia)

di cinquantadue anni e del fratello di quarantacinque anni:

VANDINI DIOMIRO.(26)

 MERCOLEDI 9 MAGGIO 1945

 A Maranello viene ucciso da elementi partigiani, il giovane milite della Guardia Nazionale Repubblicana:

LORINI ROBERTO.(27)

A Modena perdono la vita, uccisi in imboscate o prelevati dalle loro abitazioni i fascisti:

MORANDI EMILIO,(28)

CATELLANI GIULIO,(29)

LODI LUCIANO,(30)

quest'ultimo era Tenente dell'esercito repubblicano, venne prelevato dalla propria abitazione in città e portato a Villa Ganaceto dove veniva ucciso; la sua salma verrà recuperata dopo diverso tempo.  

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Dalla ex caserma di Mirandola della GNR, partiva, in questo giorno, un camion con a bordo sette prigionieri fascisti che dovevano essere portati a Modena, per ordine del CLN, dovendosi indagare sulla loro posizione politica. I sette erano accompagnati da cinque partigiani. Il camion non giunse a destinazione: all'altezza di Bomporto, sulla statale n.12, l'automezzo deviò per una via secondaria; i sette furono fatti scendere e uccisi a raffiche di mitra.

Si trattava dei seguenti fascisti.

Il Maggiore della GNR, di sessantadue anni:

TABACCHI ETTORE ENRICO,(31)

del figlio, anche lui milite della GNR:

TABACCHI FERNANDO,(32)

del Colonnello della GNR di cinquanta anni:

CECCHI MARIO,(33)

del Tenente della GNR di trentacinque anni:

PALTRINIERI DOMENICO,(34)

del Tenente della GNR di ventidue anni:

SPEZZANI CLAUDIO,(35)

e delle due ausiliarie:

CASTELLINI GIULIA,(36)

di anni quaranta e della ventitreenne:

MALAGOLI GINA.(37)

 14 MAGGIO 1945

 A Nonantola vengono uccise madre e figlia, la prima di sessantadue anni, la seconda di ventuno anni:

TANGERINI ERMINIA

TANGERINI MARIA.(71BIS)

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