Prendiamo in esame solo alcuni degli episodi di cui furono vittime le donne fasciste e durante la guerra civile ed al termine di questa. Molti altri fatti vengono elencati nel libro “Guerra civile nel modenese”.
MARTEDI
29 FEBBRAIO 1944
In
città, presso il Caffè del Popolo, in Via Canalino, luogo di raduno di militi
della GNR, viene fatta esplodere una bomba che provoca sette feriti, due dei
quali moriranno in seguito, mentre rimaneva uccisa sul colpo la giovanissima
figlia del proprietario del locale, di sedici anni:
TOSI
VALERIA.(29)
Altri
attentati alle sedi ferroviarie vengono effettuati da gruppuscoli partigiani:
vengono fatte saltare rotaie nei tratti della ferrovia Milano-Bologna, alla
Crocetta e sul tratto Modena-Rubiera, mentre in Provincia un ordigno faceva
saltare il binario della ferrovia Casalecchio-Vignola. Le Ferrovie provinciali
subiranno danni sulla Modena-Mirandola presso Albareto, sulla Modena-Vignola in
contrada San Lorenzo e sulla Modena-Sassuolo in località San Martino.(30)
In
montagna, a Montefiorino, le bande partigiane provvedevano all'autofinanziamento
con varie azioni: facevano irruzione nell'ufficio postale di Farneta derubando
il danaro che si trovava in cassa; prelevavano dal negozio di tale Bertelli
Maria a La Verna, chiodi per calzature, conserve, salumi e altri generi
alimentari; anche nel negozio di tale Salvatori Sisto a Palagano venivano
prelevati generi alimentari, così come al calzolaio Bonacorsi Filippo al quale
venivano "prelevate" notevoli quantità di cuoio.(31)
GIOVEDI
6 APRILE 1944
A
Monfestino di Serramazzoni, la maestra di ventidue anni:
MORSELLI
MIRKA(3),
vigilatrice
della colonia montana di quella località, si trovava con un Ufficiale tedesco;
mentre passeggiava per il paese venne falciata, assieme al militare, da una
raffica di mitra sparata da una pattuglia partigiana.(4)
Un
gruppo di partigiani, comandati dal futuro Sindaco di Pavullo, entra nottetempo
nel posto di guardia dell’aeroporto frignanese che era sorvegliato da alcuni
militi e da due carabinieri. Immobilizzati i soldati, i partigiani si
impadroniscono di alcune mitragliatrici che si trovavano nell'officina, e di
parecchie munizioni.(5)
DOMENICA
4 GIUGNO 1944
I
partigiani si scatenano ancor più nella caccia al fascista e l'euforia che è
loro data dalle notizie che arrivano dal fronte permette di lanciarsi in
"ardite azioni di guerra" come quella che vedremo a seguire e dove vi
trovarono la morte due anziani coniugi di Gombola di Montefiorino:
MARTINI
ERCOLE,(4)
Così
è raccontato l'episodio dalla storiografia antifascista:
"Alle
ore 3, in frazione Gusciola del Comune di Montefiorino, un gruppo di ribelli
armati, aggrediva l'abitazione del fascista Martini Ercole d’anni
sessantacinque, il quale animosamente apriva il fuoco per difendersi. I ribelli
incendiarono allora la casa nelle cui rovine scompariva la moglie del Martini,
Martini Gualtieri Aldina, mentre questi riusciva a fuggire. Nel pomeriggio dello
stesso giorno, il Martini in preda a crisi nervosa, veniva rintracciato dai
ribelli in una vicina casa colonica e catturato dagli stessi, che si
allontanavano con lui per ignota destinazione, depredandolo anche di due
vacche".(6)
Naturalmente
per il poveretto non vi fu via di scampo e venne immediatamente trucidato dai
partigiani.
MERCOLEDI
23 AGOSTO 1944
A
Levizzano di Castelvetro viene prelevata da elementi partigiani la sarta,
iscritta al Partito Fascista Repubblicano:
Di
lei non si seppe più nulla per alcuni mesi, poi la sua salma venne recuperata
nelle campagne della zona a guerra ultimata.
VENERDI
25 AGOSTO 1944
A
Fanano vengono fucilati dai partigiani due fascisti di quelle contrade:
la
maestra elementare di ventisei anni:
ed
il milite della GNR di ventotto anni:
ANDREONI
GUERINO.(41)
A Pavullo, cinque partigiani arrestati dai tedeschi, vengono fucilati.(42)
DOMENICA
19 NOVEMBRE 1944
A
Cavezzo avvengono due spietate esecuzioni partigiane nei confronti di una
giovane donna e del Dott.:
BENATTI
ENRICO.(55)
Così
viene raccontata, in una testimonianza coeva, questa "esecuzione":
"Il
povero Dott. Benatti, come il Padre del Pascoli ne "La cavallina
storna", rincasava di sera dopo il solito giro dei suoi malati, a bordo di
un calesse con il mantice alzato, trainato da un cavallo. Ad un chilometro da
casa una sventagliata di mitra sparatagli da dietro lo fulminò e ferì al collo
il cavallo che, spaventato, al galoppo corse a casa sino a fermarsi davanti alla
porta dello studio del suo padrone. Venne fatta circolare la voce che fosse
stato un fascista del luogo, ma tali accuse vennero fatte cadere. Sembra invece
che il Benatti, non fascista repubblicano ed anche prima tiepido fascista, uomo
integerrimo, non abbia voluto dare ai partigiani il formaggio del caseificio di
cui era presidente, dicendo : "Io non sono padrone ma solo consegnatario:
se verrete di notte a rubarlo. io
non potrò che constatare l'accaduto e tacere, ma io regalare della roba non
mia, mai."(56)
La
giovane donna uccisa si chiamava:
Anche
questo assassinio viene raccontata nella testimonianza sopracitata:
"Scompare
la giovinetta Balestri Irma, senza una ragione plausibile, a meno che non fosse
vera la voce che circolava allora e ben più oggi (1948 - data dell'estensione
della testimonianza) che la ragazza essendo molto procace, fosse stata presa per
allietare gli ozi dei partigiani. Voci dicono che venne tenuta per otto giorni
in chiuso da maiali, per poterla "usare"; poi fù orrendamente
seviziata ed uccisa."(58)
MERCOLEDI
22 NOVEMBRE 1944
Imboscata
partigiana a Modena, in Via Luosi; vengono barbaramente trucidati un uomo ed una
donna di quarantuno e trentasei anni:
PONZONI
MARIO,(81)
SABATO
16 DICEMBRE 1944
In
moltissime pubblicazioni della storiografia resistenziale si dà ampio spazio
alla partecipazione del clero alla resistenza e vengono elencati, con dovizia di
particolari, i sacerdoti che lasciarono la loro vita nella guerra civile colpiti
dal piombo tedesco o fascista.
Molto raramente, o quasi mai, troviamo citati i sacerdoti che vennero
"giustiziati" dalle bande partigiane comuniste come nel caso che vi
presentiamo.
A
Castellino delle Formiche, una piccola frazione di Guiglia, vengono prelevati e
poi soppressi da elementi partigiani un parroco e la sua domestica:
DON
ERNESTO TALE',(45)
BELLINI
MARIA.(46)
Come
testimonianza riportiamo uno scritto tratto da fonte d’ispirazione cattolica:
"Una
notte vennero a chiamare il parroco. Giù a "La Riva" in fondo al
fiume proprio sotto i "Sassi", c'era un ferito da assistere. Il solito
tranello. Si alzò e chiese al contadino che lo accompagnasse. Ma quello si
rifiutò. Decise allora di andare da solo. "Non si fidi" gli disse la
sorellastra Maria. "Debbo andare" rispose; si tratta di un moribondo.
Ma quella lo seguì sperando che la sua presenza l'avrebbe aiutato.....Arrivati
che furono, ecco la sorpresa. Spinti tutti e due dentro una porta, si istituì lì
per lì, un simulacro di processo contro il povero vecchio prete. Lo accusavano
di spionaggio. Poi senza porre tempo in mezzo li accoltellarono tutti e due.
Uscirono e, improvvisata una buca li trascinarono fuori. Ma mentre la donna non
dava più segni di vita, il prete si lamentava ancora. Allora uno riprese in
mano la zappa e gli diede due colpi sulla testa. Poi li seppellirono."(47)
E
a proposito di questo episodio, nel diario del Parroco di Montecreto si ricorda
che la popolazione della zona, in quel periodo, era costretta a subire le
vessazioni di una compagnia di comunisti ignoranti.(48)
DOMENICA
17 DICEMBRE 1944
Intanto
nelle zone della bassa modenese continua spietata la sanguinosa guerra civile. A
Cavezzo due fratelli vengono trucidati assieme alla loro madre; si trattava del
milite della GNR:
SALA
VINCENZO,(50)
di
trenta anni, e del fratello di ventitré anni:
SALA
LIBERO,(51)
assieme
a loro venne uccisa la madre di cinquantasei anni:
Così
viene visto lo sterminio di questa famiglia da una testimonianza coeva:
"La
famiglia Sala abita all'Uccivello, frazione di Cavezzo; gente tranquilla, buona,
estranea alla politica. Composta dalla madre, vedova di cinquantasei anni, dalla
figlia sposata a Cavezzo e di due maschi; uno assicuratore, abita a Mirandola,
l'altro ventenne accudisce la madre al lavoro dei campi. Un pomeriggio si
presenta un giovane che chiede del fratello maggiore; alla madre ed alla figlia
appare subito evidente che si trovano di fronte ad un partigiano, di fronte alle
precise richieste del giovane, la figlia di sua iniziativa scivola fuori di casa
inosservata e corre a Cavezzo ad avvisare del fatto il cognato, vice capo delle
BB.NN. Subito questi con due commilitoni accorre sul luogo; ne nasce un
conflitto in cui il partigiano
rimane ucciso, ma anche il vice-capo riporta una grave ferita che in capo a
pochi giorni lo porta a morte.
La
Domenica successiva, alcuni partigiani in bicicletta, tra i quali una donna,
fanno irruzione in casa Sala e vi sorprendono la madre con il figlio maggiore;
senza preamboli ingiungono loro di seguirli: i disgraziati intimoriti e non
sospettando quello che li attendeva si avviano verso San Martino Secchia. Per
somma sventura poco lontano da casa s'incontrano con l'altro figlio che stava
ritornando a casa dopo aver passato la notte al lavoro obbligatorio per i
tedeschi. Incontrando madre e fratello, naturalmente chiese dove stessero
andando, a questo punto i partigiani prelevano anche lui. Sempre in gruppo
arrivano, per la strada Canalazzo al gruppo di case prima dell'argine del
Secchia. Si fermano e sospingono i tre disgraziati sul bordo della strada con le
spalle rivolte al profondo canale che la fiancheggia. Il capo del gruppo inizia
una concione- processo accusando gli sventurati di aver fatto uccidere un
partigiano; i poveretti negano ogni addebito, ma tutto è inutile nè vale il
pianto della vecchia madre, il partigiano li condanna a morire subito. I mitra
vengono puntati ed una nutrita scarica li fulmina, i poveretti rotolano nel
canale dibattendosi, negli ultimi aneliti di vita, nella poca acqua che copre il
fondo. Vi è chi afferma che uno dei disgraziati fosse rimasto sulla riva, ma
che un partigiano con una pedata lo abbia gettato giù. I tre sono rimasti due
giorni semisommersi dall'acqua del canale, finché non vennero avvisate le
autorità di Cavezzo che provvidero a rimuovere i cadaveri."(53)
LUNEDI
8 GENNAIO 1945
A
Carpi, in Viale Carducci, in un casolare denominato "casa rossa" abita
una famiglia di contadini, composta da un solo uomo e da tante donne. La più
giovane è fidanzata con un fascista repubblicano. Tanto bastava per essere
tacciati, tutti, come spie fasciste e quindi da eliminare. I partigiani, in
folto gruppo e ben armati, invasero la casa di notte quando erano tutti a letto.
Le povere vittime vennero portate al pianterreno e falciate a raffiche di mitra.
In questo massacro rimasero vittime della violenza:
MORANDI
VIRGINIA(12)
di
anni sessantadue;
GATTI
DOMENICA(13),
di
settantasei anni;
SACCHI
ANNAMARIA(14),
di
ventuno anni;
POLI
MARIA(15)
di
venti anni;
MARTINELLI
SECONDO(16)
di
sessantasette anni;
VINCENZI
CITA(17),
di
ottanta anni;
quest'ultima
signora anziana venne finita nel suo letto con un colpo in bocca, in quanto era
paralitica.(18)
MARTEDI
9 GENNAIO 1945
A
San Damaso viene sterminata un’intera famiglia, quella del veterinario:
PALLOTTI
CARLO(19) di
quarantasette anni, ucciso assieme alla moglie ed ai giovani figli:
PALLOTTI
BERTOLACELLI MARIA(20),
PALLOTTI
LUCIANO(21), di
quindici anni,
PALLOTTI
MARIA(22) di
dodici anni.
Vedi
i particolari nel capitolo a parte
SABATO
20 GENNAIO 1945
Sempre
a Gargallo, in quella tormentata zona del Carpigiano, dove si avvicendavano
uccisioni quasi quotidiane, viene violentemente soppressa la giovane ventunenne:
Di
questo orrendo delitto riportiamo parte del racconto fatto da un giornalista
nell'immediato dopoguerra, in un articolo che aveva per titolo:
"
I processi ai profittatori della resistenza - Atroci violenze a donne innocenti
nei piccoli paesi della bassa modenese." Assieme ad altri episodi analoghi,
si racconta anche la brutale violenza commessa su questa giovane donna:
"Alcuni
mesi fa a Gargallo di Carpi, in un fondo del mezzadro Stermieri, è stato
riesumato l'ennesimo cadavere. Si trattava ormai soltanto di uno scheletro.
Nella fossa c'erano tracce di abiti. Il corpo era stato sepolto completamente
nudo. C'erano soltanto, nella fossa, due scarpe da donna e due orecchini. Il
mezzadro allora si è ricordato di una vecchia storia. La sera del 20 Gennaio
1945 egli vide vicino alla casa un giovane che trascinava una ragazza tenendola
saldamente per un braccio. La ragazza piangeva e puntava i piedi. Il contadino
per prudenza, tirò via; venne poi un altro individuo armato che ordinò al
contadino di abbandonare immediatamente la casa. Il contadino non se lo fece
dire due volte. Insieme a tutta la famiglia andò a rifugiarsi presso un
fratello che abitava a qualche chilometro. Quando ritornò a casa il giorno dopo
non trovò più nessuno. Ma nelle stanze c'erano i segni di una baldoria
notturna. Non è difficile immaginare ora ciò che accadde quella notte nella
casa colonica. I due o più individui sconosciuti si ubriacarono con il vino dei
contadini, poi usarono violenza alla ragazza prelevata poche ore prima poi la
uccisero e la seppellirono nuda dove adesso è stato ritrovato il cadavere.
Sembra che la ragazza fosse certa Maini Evalda che allora aveva ventuno anni ed
abitava a Gargallo... Bastava che una donna fosse figlia o sorella o fidanzata
di un fascista e spesso non occorreva nemmeno tanto; la donna veniva prelevata,
con la minaccia delle armi, strappata dal letto, trascinata via seminuda portata
in mezzo a un campo, o in una stalla, sottoposta ad ogni sorta di oltraggi e poi
uccisa con una raffica di mitra e sepolta nuda lungo un filare."(38)
DOMENICA
21 GENNAIO 1945
A
Castelnuovo Rangone vengono prelevati dalle loro abitazioni ed uccisi dai
partigiani, padre e figlia, il primo di cinquantadue anni la seconda di ventitré
anni:
GOZZI
GIUSEPPE(39),
Ines
è una laureanda in legge(41), ed è sfollata a Castelnuovo Rangone con la
famiglia, proveniente da Modena; la giovane trova un lavoro come interprete
presso il Comando tedesco del posto. Si prodigò per la popolazione in tante
circostanze e, quando nel Novembre del 1944 vennero uccisi due soldati tedeschi,
con il suo intervento, riuscì ad evitare una spietata rappresaglia, che i
tedeschi volevano mettere in atto attraverso la fucilazione di numerosi ostaggi
e con l'incendio di molte case del paese. Per questo suo intervento venne
soprannominata: "la salvatrice" Era fidanzata con un Ufficiale
fascista. Venne prelevata nel pomeriggio assieme al padre e portata in aperta
campagna, dove venne violentata sotto gli occhi del genitore. Poi i due vennero
finiti con un colpo di pistola alla nuca ed i cadaveri gettati in un pozzo nero.
I responsabili del duplice delitto, a guerra finita, identificati, vennero
assolti per aver compiuto un azione di guerra. Ma vediamo come la storiografia
partigiana racconta questa "azione di guerra":
"Azioni
militari compiute dai Gap - Nella sera gappisti della 5° zona arrestarono Gozzi
Giuseppe e Gozzi Ines, spie appartenenti al partito fascista: dopo regolare
interrogatorio(!) dal quale si aveva conferma della loro attività fascista,
venivano giustiziati, mediante sentenza decretata dalla sezione della 5° zona
del Tribunale della 65° Brigata."(42)
Di
questi pseudo processi, in tutta la storiografia partigiana, che tanto si
prodiga a ricercare documenti e testimonianze, non se ne trova mai traccia. né
degli uni né delle altre.
SABATO
17 FEBBRAIO 1945
A
Modena vengono date per disperse, poiché niente è più stato trovato dei loro
corpi, due giovanissime ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana,
si trattava di:
BENELLI
BIANCA(36),
(vedi foto)
ZANNINI
LUISA(37).
LUNEDI
5 MARZO 1945
Per
i terroristi rossi è sufficiente essere semplicemente imparentati con chi è
contrario all'ideologia comunista per entrare nella logica della rappresaglia. A
Cavezzo, la figlia di un fascista, una giovane di diciotto anni che non si era
mai interessata di politica, è prelevata e brutalmente assassinata dai
partigiani, si trattava di:
"Viene
prelevata, e scompare, la figlia diciottenne del Legionario fiumano Armando
Nivet....si dice, per punire il padre. Vi era già stato un tentativo di
prendere l'uomo, ma aveva fatto resistenza ed essendo tornato armato sparò
senza colpire nessuno. Evidentemente la figlia era più facile preda. In quella
occasione poco mancò che non subissero la stessa sorte tutti e tre i figli del
Nivet. La ragazza fu violentata, seviziata e ferocemente strozzata.(16)"
Dopo
la "liberazione", il doppiogiochista Germal Geminiani, podestà di
Cavezzo durante tutto il periodo della RSI e contemporaneamente legato ai
partigiani, trovandosi nella casa dell'estensore della testimonianza
soprariportata, assieme ad altri partigiani per estorcere del denaro, raccontò
che la figlia del Nivet venne uccisa dai partigiani, ed uno di questi presente
al colloquio, così precisò il fatto:
"L'avevamo
presa, ma l'automobilista che doveva portarla in campo di concentramento in
montagna era già partito; non sapevamo che fare....allora l'abbiamo uccisa."(17)
SABATO
24 MARZO 1945
A
Castelnuovo Rangone i partigiani prelevano una intera famiglia di Milano,
sfollata in quella località e la fanno letteralmente sparire: le loro salme
verranno poi recuperate a Spilamberto il 21 febbraio 1946, si trattava della
famiglia di:
MARTINENGHI
MARCO(87),
MARTINENGHI
BORGHI BIANCA(88),
MARTINENGHI
ISABELLA(89).
Un
altra coppia di coniugi viene fatta scomparire in quelle zone: sempre a
Castelnuovo Rangone ,
BERTOLI
ALDO(90),
vengono,
come di solito sono abituati ad operare i partigiani, prelevati dalla loro
abitazione e fatti scomparire. Anche in questo caso le salme verranno recuperate
nella zona di Spilamberto il 26 Febbraio 1946.
VENERDI
30 MARZO 1945
A
Carpi viene barbaramente trucidata la giovane di diciotto anni:
Era
una delle più belle ragazze della zona e non si era mai interessata di
politica; respinge le proposte di un partigiano comunista che si vendica
accusandola di essere una spia fascista. Viene prelevata da un gruppo di
partigiani e portata in un campo nelle vicinanze di Gargallo, dove viene
violentata e poi uccisa con un colpo alla nuca. Gli assassini al termine della
guerra, identificati, vennero assolti per aver compiuto una azione di guerra.
SABATO
31 MARZO 1945
A
Campogalliano viene ucciso l'agente di PS
LOSCHI
ILDEBRANDO(122)
assieme
a questo resta uccisa la giovane :
Questo
fatto viene narrato in un giornale dell'immediato dopoguerra in un articolo così
titolato:
"Atroci
violenze a donne innocenti nei piccoli paesi della bassa modenese".
Riportiamo
la parte relativa alla uccisione della giovane ragazza sopracitata:
"
La signorina Carmen Botti aveva 22 anni. Passeggiava un pomeriggio del Marzo
1945 lungo un sentiero campestre di Campogalliano, dove era sfollata, in
compagnia di un giovanotto che le faceva la corte . Il giovane era un agente di
PS. La coppia fu fermata da alcuni individui armati. L'agente fu ucciso subito.
La ragazza fu portata in una casa colonica, chiusa in una stanza, tenuta
prigioniera per più di una settimana. Durante quel periodo moltissimi
partigiani dislocati in quella zona si recarono a turno nella casa colonica e
sempre con la minaccia delle armi approfittarono della ragazza. A lungo andare
però la situazione divenne insostenibile e un pomeriggio la Botti fu uccisa.
Per
questo episodio sono state arrestate quattro persone fra cui il segretario dell'Anpi
di Campogalliano. Il cadavere della Botti è stato recentemente riesumato in un
campo dietro indicazione degli stessi uccisori. Nella medesima fossa c'erano i
resti di uno sconosciuto. La polizia ha stabilito che si trattava di un
mendicante.
Mentre
gli uccisori della Botti scavavano la fossa in un campo, passò lungo la
carreggiata un mendicante ignaro, che augurò la buona sera. Gli uccisori
temendo che il vagabondo avesse visto il cadavere della donna riverso sulla
scolina, lo rincorsero, gli spararono due colpi nella schiena e quindi
trascinarono anche lui nella fossa.(124)
DOMENICA 5 APRILE 1945
A Ravarino viene uccisa tale:
A Villa Freto, un altra donna, presunta fascista, viene fatta scomparire:
Le cronache dell'immediato dopoguerra così descrivevano il rinvenimento
del cadavere di questa poveretta:
"In un fondo denominato San
Carlo. sito nella zona di San Geminiano durante lavori di sterro sono venuti
alla luce resti di un cadavere, successivamente identificato per quello della
quarantasettenne Gina Catellani già residente a Modena in Via Emilia Ovest 529.
La Catellani nella prima decade dell'aprile del 1945 era stata prelevata
nottetempo da alcuni partigiani e trasportata con un automezzo nel podere San
Carlo. La stessa Catellani veniva quindi uccisa con un colpo di rivoltella alla
nuca ed infine seppellita perché indiziata di appartenere al Fascio
Repubblicano. Sul luogo del ritrovamento dei pietosi resti si sono recati i
Carabinieri della Stazione di Villa Freto ed il sostituto procuratore.
Quest’ultimo al termine della constatazione di legge ha ordinato la rimozione
del cadavere ed il definitivo seppellimento in luogo consacrato.”(26)
VENERDI 6 APRILE 1945
A Fiumalbo resta ucciso in questo giorno il marò della Divisione San
Marco di ventuno anni:
BAVAIERA ALFONSO.(27)
A Modena, una bella e giovane ragazza, la laureanda in medicina di
ventisei anni:
BACCHI ANNA MARIA (28) (Vedi fotografia)
viene avvicinata da tre individui che la informano che il fratello
Gianfranco, Ufficiale della G.N.R. è rimasto gravemente ferito in uno scontro
con i partigiani e, degente all'Ospedale di Modena avrebbe voluto parlarle. Era
una trappola ma la ragazza non dubitò un attimo e seguì i tre. Da quel momento
scomparve. Da notare che la ragazza non aveva mai avuto particolari interessi
per la politica. Il suo cadavere venne trovato solamente due anni dopo in un
campo di Villa Freto. Le indagini svolte nel dopoguerra portarono alla scoperta
degli assassini: si trattava di partigiani comunisti che al processo si difesero
dicendo di aver ricevuto l'ordine dal loro Comandante, il partigiano
"Luigi", il quale si scagionò sostenendo anch'esso di aver ricevuto
l'ordine da altri suoi capi.
VENERDI
6 APRILE 1945
A Cavezzo, zona dove si sono verificate una serie di atrocità
incredibili, vengono uccise due donne, madre e figlia; di trentotto anni la
prima, di diciotto anni la seconda:
CATTABRIGA STEFANINI PRIMA,(34)
CATTABRIGA PAOLINA.(35)
Presumibilmente è la stessa banda di partigiani che due giorni dopo
uccideranno i fratelli Morselli. Si recarono dunque a Motta di Cavezzo per
prelevare la giovane ragazza, ma la madre si mise ad urlare e ad implorare perchè
non le portassero via la figlia; prelevarono anche la madre. Furono entrambe
trascinate sull'argine del Secchia, spogliate completamente e, una accanto
all'altra, violentate, poi uccise e sepolte in un qualche modo. Le vittime erano
di umili condizioni e non si erano mai interessate di politica.(36)
A
Pievepelago restava vittima della violenza la levatrice
MARTEDÌ 24 APRILE 1945
A
Cavezzo, dove abbiamo già visto effettuarsi una serie di raccapriccianti
esecuzioni sommarie, viene sterminata una intera famiglia di tre persone; il
capofamiglia di cinquantasei anni:
CASTELLAZZI
VINCENZO,(59)
la
moglie di cinquantaquattro anni:
CASTELLAZZI
REBECCHI BIANCA,(60)
e
la loro figlia di ventitré anni:
CASTELLAZZI
MARIA.(61)
Così
viene descritto il fatto in una testimonianza coeva:
“La
maestra Bianca Rebecchi Castellazzi, di Disvetro, scompare con la figlia ed il
marito: si dice fosse accusata di aver rivelato il rifugio dei Benatti
(partigiani uccisi dai fascisti nei giorni precedenti la liberazione) alle
Brigate Nere; ma che in verità fosse completamente falso; certo è che i tre
disgraziati furono ferocemente soppressi e nel loro appartamento si allogò uno
dei tre assassini. Se anche, per ipotesi, la maestra fosse stata colpevole,
quale colpa avevano gli altri familiari? Un testimone del loro supplizio raccontò
che prima venne violentata, poi seviziata ed uccisa la figlia in presenza dei
genitori; poi tocco alla madre subire lo stesso trattamento, indi finirono lo
sventurato padre.”
(62)
25 APRILE 1945
A
Bastiglia, i partigiani prelevano dalla loro abitazione, per portarli nelle
carceri del paese, dove vengono seviziati ed uccisi, marito e moglie:
MELLONI
GUALTIERI CARMELA,(79)
MELLONI
ALFREDO.(80)
DOMENICA
6 MAGGIO 1945
A
Rosasco, in Provincia di Parma, assieme ad altre ragazze, viene fucilata dai
partigiani, l'ausiliaria di Castelfranco Emilia:
FORLANI
BARBARA,(16)
aveva
venticinque anni. Barbara era una giovane maestra; frequentò il corso per le
ausiliarie volontarie della RSI anche contro il volere dei genitori, per essere
fedele ai suoi ideali di Patria e per assistere i combattenti; dalle sue parole
s’intuisce tutto il travaglio di questa giovane donna che, consapevole della
sorte che l'aspettava, non ha avuto tentennamenti della scelta compiuta.
Questa
fu l'ultima lettera che scrisse a casa:
"mamma
carissima, ieri ho avuto due vostre lettere. Sono stata veramente contenta di
avere vostre notizie così recenti e dubito quando potrò averne ancora, perchè
i nostri cari "ribellucci" da alcuni giorni fanno saltare il trenino
che arriva a metà strada, da noi e
compiono scorribande. Anche questa volta, mamma,
hai voluto essere pungente nelle tue parole, ma io ora ti faccio una
domanda: cosa devo fare per meritare il tuo perdono? io credo che riuscirei ad
ottenerlo solo a questa condizione: venire a casa! E' così? Sappi mamma, che
prima di intraprendere questo cammino ho molto, dico molto pensato e discusso da
sola nelle notti insonni nella mia camera. Quanti quesiti mi sono posta.
Risolvendoli sempre per la grande fede e l'amore che porto per tè e per la mia
cara Patria, con una sola soluzione: partire! La morte non mi spaventa, come mai
mi ha spaventata. Non la temo. Le vado incontro giorno per giorno, ora per ora.
L'unico mio rammarico sarebbe il trapasso senza il tuo perdono. Sia fatta,
mamma, la tua volontà. Non ti chiederò più nulla. Me ne starò sola con le
mie montagne. Confiderò loro, che sono più vicine al Giudice Supremo, le mie
angosce, i miei dolori i miei crucci. Rina.(17)
A
Castelvetro vengono soppressi due fratelli di sentimenti fascisti: si trattava
della Signora:
VANDINI
ERNESTA,(25)
di
cinquantadue anni e del fratello di quarantacinque anni:
VANDINI
DIOMIRO.(26)
MERCOLEDI
9 MAGGIO 1945
A
Maranello viene ucciso da elementi partigiani, il giovane milite della Guardia
Nazionale Repubblicana:
LORINI
ROBERTO.(27)
A
Modena perdono la vita, uccisi in imboscate o prelevati dalle loro abitazioni i
fascisti:
MORANDI
EMILIO,(28)
CATELLANI
GIULIO,(29)
LODI
LUCIANO,(30)
quest'ultimo
era Tenente dell'esercito repubblicano, venne prelevato dalla propria abitazione
in città e portato a Villa Ganaceto dove veniva ucciso; la sua salma verrà
recuperata dopo diverso tempo.
Dalla
ex caserma di Mirandola della GNR, partiva, in questo giorno, un camion con a
bordo sette prigionieri fascisti che dovevano essere portati a Modena, per
ordine del CLN, dovendosi indagare sulla loro posizione politica. I sette erano
accompagnati da cinque partigiani. Il camion non giunse a destinazione:
all'altezza di Bomporto, sulla statale n.12, l'automezzo deviò per una via
secondaria; i sette furono fatti scendere e uccisi a raffiche di mitra.
Si
trattava dei seguenti fascisti.
Il
Maggiore della GNR, di sessantadue anni:
TABACCHI
ETTORE ENRICO,(31)
del
figlio, anche lui milite della GNR:
TABACCHI
FERNANDO,(32)
del
Colonnello della GNR di cinquanta anni:
CECCHI
MARIO,(33)
del
Tenente della GNR di trentacinque anni:
PALTRINIERI
DOMENICO,(34)
del
Tenente della GNR di ventidue anni:
SPEZZANI
CLAUDIO,(35)
e
delle due ausiliarie:
di
anni quaranta e della ventitreenne:
14
MAGGIO 1945
A
Nonantola vengono uccise madre e figlia, la prima di sessantadue anni, la
seconda di ventuno anni:
TANGERINI
MARIA.(71BIS)
E mail: civileguerra@virgilio.it
Ultima modifica: data